Lucania, a spasso nel borgo-presepe di Calvello

Incastonato tra le cime innevate dell’Appennino lucano, il borgo di Calvello appare come uno scenografico presepe a grandezza naturale, un saliscendi di case in pietra, scalinate strette e vicoli tortuosi circondati da paesaggi fiabeschi. Il piccolo borgo, che si raggiunge percorrendo la panoramica provinciale 16, sorge nel cuore della Val Camastra, a una quarantina di chilometri da Potenza, e regala deliziosi scorci ricchi di storia, chiesette, botteghe artigianali e dintorni da scoprire a piedi, in auto, con gli sci o le ciaspole. 

Per la sua strategica e impenetrabile posizione tra i boschi appenninici, durante il Risorgimento Calvello svolse un ruolo importante di roccaforte dei moti carbonari e come nascondiglio dei briganti che tendevano imboscate all’esercito piemontese. Ne fu testimone persino la quattrocentesca chiesa della Madonna degli Angeli, che custodisce cinque affreschi realizzati nel 1616 dal pittore lucano Girolamo Todisco, e che durante le sommosse antiborboniche si trasformò nella sede principale della “Setta calvellese”, punto di riferimento dei carbonari della Basilicata e luogo d’incontro clandestino per le riunioni sovversive.

Nel borgo, passeggiando lungo corso Vittorio Emanuele, su piazza Marconi e piazza Sedile, si ritrovano molti altri luoghi che raccolgono testimonianze storiche e artistiche di Calvello: i palazzi nobiliari sette-ottocenteschi Ferri, Leopardi, Detrana e Faldella; il castello medievale costruito su una roccaforte longobarda, che fu anche sede della corte marziale borbonica destinata a soffocare i moti carbonari; e le numerosissime chiese, ricche di tele e sculture d’arte.
Tra quelle che meritano una visita ci sono il complesso benedettino di santa Maria del Piano, con una chiesa romanica e la scultura lignea trecentesca della Vergine col Bambino benedicente; san Giovanni Battista, risalente al XV secolo, al cui interno si ammira la cinquecentesca tela della Madonna di Costantinopoli, di scuola fiorentina; e la chiesa barocca di san Giuseppe che custodisce la tela Riposo nella fuga in Egitto del pittore urbinate Federico Barocci.

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